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domenica 30 marzo 2014

Lavoro, giovani e anziani. Primo scontro tra ministre...

LA STAMPA

Italia

Lavoro, primo scontro tra ministre

Madia propone i pensionamenti per creare occupazione e Giannini replica: no a scontri fra giovani e vecchi

Visto che su 3,3 milioni di dipendenti pubblici italiani uno ogni quattro ha più di 55 anni, perché non immaginare una staffetta generazionale per accompagnare verso la pensione i più anziani e liberare risorse per permettere l’ingresso dei giovani? La proposta del ministro della Semplificazione e Pubblica amministrazione Marianna Madia, lanciata in una intervista al «Corriere della Sera», si scontra con i muri alzati dalla collega di governo Stefania Giannini, titolare dell’Istruzione, e dai sindacati. «Va avviato un processo di riduzione non traumatica dei dirigenti e più in generale dei dipendenti vicini alla pensione per favorire l’ingresso dei giovani - è la tesi di Madia -. Se non si fa, non ci può essere il rinnovamento della P.a., ma anzi si andrà verso la sua agonia. Un po’ quello che accade a un Paese che non fa figli. Noi invece dobbiamo avere una visione, un obiettivo politico». Obiettivo che, evidentemente, non è troppo condiviso anche tra i banchi dell’esecutivo. «Non amo il collegamento tra chi va a casa e chi entra. Un sistema sano non ha bisogno di mandare a casa gli anziani per far entrare i giovani. Per me è necessaria una alternanza costante» dice la Giannini dal convegno di Confindustria a Bari. Eppure i numeri sono chiari: la percentuale di under 35 nella nostra Pubblica Amministrazione supera di pochissimo il 10%, nel Regno Unito e in Francia galoppa oltre il 25%. Giannini lo sa, ma al momento preferisce rilanciare sulle riforme che dovrebbero sbloccare il mercato del lavoro: «Il precariato è una deformazione patologica del principio di flessibilità, che va restituito alla sua fisiologicità. Un governo che crede nella flessibilità e non nella sua patologia deve trovare gli strumenti e lo sta facendo».

La proposta Madia, come prevedibile, per ora non trova sponda tra i sindacati. «Mi pare che il ministro sia un po’ confuso», dice il segretario confederale della Cisl, Giovanni Faverin. Rosanna Dettori, Cgil, apre al ricambio generazionale, ma attraverso il ripristino del turnover. A Dettori i toni di Madia non sono piaciuti, si sta «parlando con troppa facilità di esuberi e prepensionamenti», spiega. «Madia ha detto che non vuole cambiare la Fornero e se non si cambia rischiamo nuovi esodati». Molto più cauta la posizione della Uil. «Non vedo male il ricambio generazionale, è quasi normale», ragiona il segretario confederale Antonio Foccillo. «È giusto che entrino i giovani con nuove capacità anche per far fronte a esigenze mutate. Certo questo non significa per forza staffetta, ma se non si risparmia tagliando in altri modi come spesso abbiamo chiesto, su questo bisogna puntare». Naturalmente, ragiona, il meccanismo «di uscita deve essere su base volontaria». Più o meno come succede nelle aziende private, o in alcuni enti controllati dallo Stato che stanno già sperimentando il patto. «Così - spiega Foccillo - mi sembra un’ipotesi accettabile». Nel dibattito interviene anche l’ex ministro Fornero: «Prepensionamenti? Attenzione - dice - a non smontare le riforme».

giuseppe bottero


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