ebook di Fulvio Romano

giovedì 5 ottobre 2017

Dal Venezuela all’Arabia Così Putin controlla l’alleanza del petrolio

LA STAMPA

Esteri

siglati contratti commerciali per miliardi di dollari

Dal Venezuela all’Arabia

Così Putin controlla

l’alleanza del petrolio

Maduro e il re saudita Salman in visita al Cremlino

Ieri un «amico» di vecchia data come il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Oggi un alleato decisamente più recente come il re saudita Salman bin Abdulaziz. Nel giro di 48 ore Vladimir Putin apre le porte del Cremlino ai leader di due Paesi lontani i cui interessi si intrecciano però sempre più strettamente con quelli della Russia. Sia il Venezuela sia l’Arabia Saudita sono grandi produttori di petrolio, e proprio il futuro del mercato mondiale del greggio è uno dei temi più importanti tra quelli al centro dei colloqui tra il presidente russo e gli altri due capi di Stato. Ma non è di certo l’unico. Sul tavolo ci sono anche la rivolta in Venezuela, la profonda crisi economica del Paese sudamericano, il conflitto in Siria e il ruolo dell’Iran in Medio Oriente.

Intervenendo a un forum sull’energia, Putin ha dichiarato che l’accordo sul taglio della produzione petrolifera tra Paesi Opec e non Opec può essere prolungato «come minimo fino alla fine del 2018». Anche Venezuela e Arabia Saudita - le cui economie si basano largamente sull’oro nero - dovrebbero essere dello stesso parere: l’intesa ha infatti mantenuto a galla i prezzi del greggio, letteralmente crollati negli ultimi anni. Non per niente, appena messo piede a Mosca, Maduro ha sottolineato che «è necessario» continuare a rispettare il patto «con un alto livello di disciplina».

Il Cremlino sostiene il governo venezuelano dai tempi di Hugo Chavez. E continua a farlo adesso che migliaia e migliaia di persone scendono in piazza contro Maduro e il chavismo contestando l’annullamento di fatto dei poteri del parlamento, dove l’opposizione aveva conquistato la maggioranza nelle elezioni del 2015. Le forze dell’ordine reprimono le manifestazioni con la violenza. In quattro mesi, i morti sono stati 120. E con la crisi economica la popolazione è ormai allo stremo, senza cibo né medicinali. Una boccata d’ossigeno per il governo venezuelano arriva proprio da Mosca. Mentre gli Usa sanzionano Caracas, il Cremlino aiuta Maduro a restare in sella. «Grazie per il sostegno politico e diplomatico in questo momento difficile», ha detto il presidente venezuelano a Putin, che si è congratulato per «i contatti con le forze d’opposizione». Maduro ha affermato che l’incontro è stato «un successo» e ha ringraziato la Russia per l’invio di cereali. Ma il Cremlino aiuta il governo di Caracas anche finanziariamente: la Rosneft ha pagato in anticipo 6 miliardi di dollari alla Petroleos de Venezuela per le forniture di greggio, e - secondo fonti della Reuters - Maduro dipende sempre più dal denaro della Russia, che intanto negozia con Caracas la partecipazione nei progetti petroliferi più remunerativi del Paese. Maduro in cambio spera di ristrutturare un vecchio debito da 2,8 miliardi di dollari con Mosca per l’acquisto di carri armati e missili in modo da non trovarsi con l’acqua alla gola e si aspetta nuove armi dalla Russia.

Anche sul fronte saudita il petrolio è solo una parte della posta in gioco. L’incontro tra Putin e re Salman è molto atteso a Mosca, dove la strada tra l’aeroporto di Vnukovo e il centro della capitale è stato tappezzato di cartelli in russo e in arabo per dare il benvenuto al sovrano che ieri ha iniziato la sua prima visita in Russia. Mosca e Riad - due colossi mondiali degli idrocarburi - firmeranno oggi accordi per tre miliardi di dollari, e ciò dimostra come siano sempre più vicine. Ma un nodo gordiano della loro relazione è rappresentato dall’Iran, acerrimo rivale dei sauditi ma alleato della Russia e di Assad nel conflitto in Siria, dove invece Riad appoggia dei gruppi ribelli. Re Salman teme che l’intervento dei pasdaran iraniani dia a Teheran un ruolo primario nella Siria del futuro. E cerca un compromesso con Putin. «La mia sensazione - spiega Mark Katz, politologo della George Mason University - è che i sauditi siano disposti a permettere che Assad resti al potere a patto che Mosca si adoperi per contenere l’influenza iraniana in Siria».

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giuseppe agliastro


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